Fibre alimentari e salute

Le proprietà delle fibre alimentari sono numerose: aumentano il senso di sazietà, sono in grado di trattenere l’acqua, migliorano la motilità intestinale, riducono l’indice glicemico dei carboidrati e non hanno valore calorico.

Sono ormai diversi anni che viene sottolineato il ruolo delle fibre nell’alimentazione (i primi studi sulle fibre alimentari risalgono alla seconda metà del XX secolo); in effetti, le proprietà delle fibre alimentari sono numerose: aumentano il senso di sazietà, sono in grado di trattenere l’acqua, migliorano la motilità intestinale, riducono l’indice glicemico dei carboidrati e non hanno valore calorico.

L’osservazione che i popoli a prevalente consumo di alimenti vegetali presentano una più bassa incidenza di malattie metaboliche e neoplastiche, ha portato a studiare il come ed il perché tale modo di alimentarsi riesca ad avere un effetto favorevole per la salute. Accanto alle ipotesi che hanno considerato una maggiore ricchezza in vitamine e in antiossidanti associata ad una povertà in colesterolo e in acidi grassi saturi, si è aperta la strada verso lo studio di specifiche azioni esercitate direttamente dalle componenti non assorbibili dei vegetali che, contrariamente a quanto fino ad un tempo ritenuto, non sono sostanze inerti, ma sostanze dotate di proprie attività funzionali favorevoli per l’organismo. Diversi studi hanno dimostrato che elevati apporti sono associati con la riduzione del rischio del diabete tipo 2 e delle coronaropatie e che queste correlazioni sono indipendenti da altri fattori di rischio. Studi sperimentali hanno dimostrato infatti che le fibre possono ridurre il livello del colesterolo totale e delle LDL, così come i livelli di glucosio e di insulina, influenzando favorevolmente il rischio cardiovascolare.

Simili evidenze epidemiologiche si correlano peraltro anche alla protezione nei confronti delle malattie gastrointestinali, al miglioramento dell’attività fisiologica delle vie biliari, al miglioramento del tempo di transito intestinale, all’attivazione della fermentazione della microflora ed alla riduzione del peso.

 Secondo i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) la quantità consigliata di fibre dovrebbe essere di 12 – 16 grammi ogni 1000 Kcal assunte.

Aumentare la quantità di fibre oltre la dose consigliata può essere controproducente: una quantità eccessiva ostacola l’assunzione di microelementi utili (calcio, ferro, magnesio ecc.), dà problemi intestinali e alla lunga abitua il corpo a essere più attento all’assorbimento dei cibi, causando un effetto ingrassante di rimbalzo quando si torna a una dieta normale.

 

Effetti Nutraceutici dei legumi

I legumi sono alimenti di origine vegetale; più precisamente, si tratta di semi racchiusi in un baccello; appartengono all’ordine delle Fabales, pertanto non si tratta né di cereali e nemmeno di bacche o altri ortaggi.

I legumi più noti sono: fagioli, piselli, fave, ceci, lenticchie, soia, lupini, arachidi e cicerchie . I legumi sono commercializzati sotto diverse forme di conservazione. Ogni specie è a sé stante: fave e piselli sono disponibili a fine primavera, mentre fagioli (in base alla varietà), lenticchie e ceci in estate. Sono disponibili anche legumi conservati in lattine, all’interno delle quali vengono immersi nel corrispettivo liquido di cottura e di governo. Infine, i legumi possono essere conservati a temperatura ambiente in maniera ottimale previa essiccazione; quest’ultimo metodo permette di non utilizzare grosse quantità di sale (NaCl) e mantiene una certa integrità nutrizionale. I legumi secchi, eccezion fatta per le lenticchie, prima della cottura necessitano un periodo di ammollo in acqua fredda indispensabile alla reidratazione del seme.

Meglio sempre portarli in tavola associandoli a riso o pasta integrali per assimilarne tutti i nutrienti ed avere un corretto apporto di aminoacidi essenziali. In particolar modo, i fagioli aiutano ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo nel sangue e, di fatto, a proteggere il cuore. Le fibre in essi contenute procurano un senso di sazietà e aiutano quindi a controllare l’assunzione degli alimenti, trattengono inoltre i grassi saturi e il colesterolo a livello intestinale. Le fibre dei fagioli, infine, fermentano nell’intestino e producono grassi acidi solubili nel sangue, senza creare depositi sulle pareti arteriose. Questo legume possiede inoltre straordinarie proprietà utili sia contro lʼiperglicemia che per alcuni disturbi femminili, fungendo da ricostituente delle mucose uterine. Anche se non si riesce a consumarli tutti i giorni, l’ideale sarebbe consumare almeno tre porzioni di legumi a settimana per arrivare ad una quantità significativi.

Il problema del meteorismo

Ciò che generalmente frena la popolazione nel consumo dei legumi sono i cosiddetti “effetti collaterali”, ovvero il meteorismo e la flatulenza. Questo fenomeno è dato prevalentemente dalla fermentazione batterica colica (intestino crasso) verso alcune molecole glucidiche, più precisamente due oligosaccaridi: raffinosio e stachiosio. Il risultato è una più o meno abbondante produzione di metano che in piccolissima parte viene assorbito, ma per lo più subisce l’espulsione diretta. D’altro canto, un meccanismo simile pare favorire la riduzione significativa dei composti cancerogeni abbassando il rischio di tumore al colon. Ad ogni modo, per limitare l’insorgenza del meteorismo e della flatulenza è possibile setacciare al passaverdura (non frullare!) i legumi ben cotti escludendone la buccia.

In questo modo evitiamo il meteorismo associato al consumo di legumi e non escludiamo questa preziosa categoria di alimenti dalla nostra alimentazione.

Legumi contro il colesterolo alto

Dal punto di vista digestivo, mangiando legumi si osserva una notevole riduzione dell’assorbimento del colesterolo; questo accade grazie all’azione chelante delle saponine (glicosidi) e della lecitina (steroide vegetale) sia sulle molecole grasse esogene, che su quelle endogene escrete nell’intestino per mezzo della bile. In definitiva, il consumo di legumi è particolarmente indicato nel controllo glicemico, nella prevenzione e nella cura delle dislipidemie, del tumore al colon e della stitichezza. Chi consuma legumi almeno quattro volte a settimana ha minori probabilità di contrarre malattie cardiache rispetto a chi li consuma saltuariamente; chi consuma legumi al posto della carne riduce drasticamente il rischio d’infarto.

Giulia Puggioli-dietista-


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    Sindrome dell’intestino irritabile: le cause

    La patogenesi della SII  è multifattoriale ed i meccanismi fisiopatologici implicati sembrerebbero essere  un’alterata motilità intestinale, ipersensibilità viscerale e disturbi della sfera psicologica

    Le cause

    La patogenesi della Sindrome dell’intestino irritabile (SII) è multifattoriale e i meccanismi fisiopatologici implicati sembrerebbero essere  un’alterata motilità intestinale, ipersensibilità viscerale e disturbi della sfera psicologica ; tuttavia sono stati identificati polimorfismi genetici regolatori della serotonina e delle citochine infiammatorie, alterazioni dei neurotrasmettitori gastrointestinali, della flora batterica o microbiota intestinale, della permeabilità intestinale del sistema immunitario di mucosa come possibili elementi patogenetici.

    Diversi studi hanno documentato la presenza di disturbi della sfera psicologica e somatizzazione in pazienti con SII; (va ricordato che il sistema digerente è la parte del corpo più sensibile alle emozioni grazie ad una fitta rete di fibre del sistema nervoso vegetativo simpatico e parasimpatico che fanno da via di comunicazione tra i centri cerebrali ed i visceri). Tuttavia sarebbero gli stessi disturbi gastrointestinali cronici e ricorrenti (dolore, gonfiore, stipsi, diarrea) a determinare nel lungo termine disturbi psicologici : è evidente come il rapporto tra i fattori psicologici ed i disturbi digestivi sia bidirezionale.

    Circa l’alterata motilità intestinale ad oggi non ci sono evidenze  tra soggetti sani e affetti da SII, ipotesi che ha spinto la ricerca verso altri settori ad esempio le alterazioni della percezione viscerale in seguito a pasti ed eventi stressanti. E’ stato rilevato ,infatti , che la percezione del dolore in seguito a distensione del retto con un palloncino viene percepita per volumi di distensione inferiori nei pazienti con SII rispetto ad un gruppo di volontari sani e che vi è un aumento della sensibilità viscerale in pazienti con SII ad alvo diarroico e una soglia al dolore aumentata in pazienti con alvo stitico.

    Anche il ruolo dei gas intestinali è stato studiato e mentre il volume dei gas intestinali a digiuno non rileva differenze tra soggetti affetti e soggetti sani, se si infondono volumi di gas in entrambi i gruppi, nei pazienti affetti la progressione dei gas è rallentata determinando la comparsa di sintomatologia tipica, gonfiore ,distensione addominale e quindi dolore.

    Circa il microbiota intestinale dei pazienti con SII è stato rilevato un aumento della fermentazione colica ed una riduzione di lattobacilli e bifido batteri ed un aumento di streptococchi ed escherichia coli; inoltre fattori dietetici e malassorbimento dei sali biliari rappresentano un fattore importante per la determinazione dell’alvo diarroico per il potere irritante di quest’ultimi sulla mucosa intestinale.

    La serotonina, una monoammina contenuta per il 5% nel sistema nervoso centrale e per il 95% nel tratto intestinale (prodotta dalle cellule enterocromaffini), ha recettori localizzati sulle vie nervose intrinseche implicate nel controllo dell’attività motoria intestinale e sulle fibre nervose afferenti primarie implicate nella trasmissioni degli stimoli sensoriali viscerali. Alcuni studi mostrano alterazioni nel rilascio di serotonina dalla mucosa intestinale ed alterazioni nel numero di cellule enterocromaffini, in particolare la concentrazione post-prandiale plasmatica nei pazienti con alvo diarroico risulta aumentata ed in quella nei pazienti con alvo stitico diminuita.

    Anche le infezioni gastrointestinali sarebbero implicate nella genesi della SII soprattutto quelle legate ad infezione da Shigella, Salmonella e Campylobacter.

    Nei pazienti affetti da MICI in remissione o con colite microscopica e nei pazienti con SII sono stati inoltre testimoniate presenze elevate di mastociti che a livello della mucosa colica una volta attivati rilasciano mediatori in grado di aumentare l’eccitabilità dei neuroni enterici intrinseci e dei neuroni afferenti estrinseci con sequele sulle funzioni motorie e viscerali.

    Federica Mercuri-Dietista-


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      Sindrome dell’intestino irritabile: la diagnosi

      La sindrome dell’intestino irritabile rientra nel vasto quadro dei disturbi funzionali gastrointestinali, condizioni cliniche caratterizzate da sintomi cronici e ricorrenti che interessano un qualsiasi tratto del sistema gastrointestinale

      La diagnosi

      La sindrome dell’intestino irritabile rientra nel vasto quadro dei disturbi funzionali gastrointestinali, condizioni cliniche caratterizzate da sintomi cronici e ricorrenti che interessano un qualsiasi tratto del sistema gastrointestinale ma che non hanno un riscontro in termini di alterazioni biochimiche, metaboliche o strutturali. La diagnosi è pertanto clinica, basata sulla sintomatologia del paziente che riporta dolore o disconfort addominale attenuato da evacuazione e legato ad alterazioni della frequenza dell’alvo e della consistenza delle feci.

      Secondo i criteri di Roma III i criteri diagnostici della SII sono: dolori addominali ricorrenti,presenti per almeno per tre giorni al mese negli ultimi tre mesi, associati a due o più dei seguenti disturbi :
      1) miglioramento dei sintomi con l’evacuazione
      2)inizio dei sintomi associato ad un cambiamento nella frequenza dell’alvo
      3) inizio dei sintomi associato a un cambiamento nella forma delle feci
      Nella stesura della nuova definizione diagnostica è stato posta maggiore rilevanza alle alterazioni della consistenza e forma delle feci che rispecchiano maggiormente il disagio del paziente ed i tempi di transito intestinale, in base a questa considerazione è possibile classificare la patologi in quattro sottotipi:
      1) Sii con stipsi se più del 25% delle evacuazioni presentano feci caprine e meno del 25% presentano feci molli o liquide
      2) SII con diarrea se più del 25% delle evacuazioni presentano feci molli o liquide e meno del 25% presentano feci dure o caprine
      3) SII misto se presenti situazioni intermedie
      4)SII non altrimenti specificabile se non vi sono alterazioni descritte precedentemente
      La prevalenza della patologia in Europa e negli Stati uniti è del 10% e la frequenza risulta più elevata fra la seconda e la quarta decade di vita con una predominanza per il sesso femminile (rapporto F:M pari a 2:1).

      Federica Mercuri – dietista –


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        Le Linee Guida nel trattamento dell’obesità

        Le Linee Guida sono relative al corretto approccio al trattamento dell’obesità: 

“L’obesità non è riconosciuta come un disordine del comportamento alimentare (DCA) e quindi non richiede necessariamente il ricorso ad un intervento di tipo psicologico, ma è ormai accettato che il suo trattamento si avvale positivamente di tecniche di tipo cognitivo comportamentale”.


        Riportiamo il testo tratto dalle Linee Guida del Ministero della Salute reperibili nel sito ministeriale (www.ministerosalute.it), e alle quali abbiamo dedicato anche una sezione speciale all’interno del nostro magazine.

        Le Linee Guida sono relative al corretto approccio al trattamento dell’obesità: 

“L’obesità non è riconosciuta come un disordine del comportamento alimentare (DCA) e quindi non richiede necessariamente il ricorso ad un intervento di tipo psicologico, ma è ormai accettato che il suo trattamento si avvale positivamente di tecniche di tipo cognitivo comportamentale”.

        Non serve prescrivere ai pazienti obesi la dieta e dire loro cosa fare e non fare. Limitarsi a prescrizioni sulla qualità e sulla quantità dell’alimentazione renderà il paziente passivo di fronte al suo cambiamento, che per essere significativo e duraturo deve nascere da una partecipazione attiva. 
Più ci si sente impotenti a gestire le situazioni difficili, più si spera in un miracolo. Il cambiamento, invece, si può raggiungere attraverso un impegno costante e la consapevolezza che esso può avvenire solo accettando i piccoli passi che costituiscono l’unica strada per un risultato vero e duraturo.

        La parola chiave deve essere “insegnare ed educare” e non “prescrivere”. Il paziente deve avere la percezione del controllo e per questo è basilare aiutarlo ad acquisire capacità di autogestione e abilità decisionali.Prescrivere una dieta istruendo il paziente sulle nozioni corrette che stanno alla base della normale alimentazione è semplice ma non risolverà il problema.

        Una volta impostato il programma dietetico (educazione nutrizionale volta ad una dieta normocalorica bilanciata o schema dietetico ipocalorico bilanciato), l’efficacia del trattamento deve essere verificata con controlli clinici periodici effettuati dal medico, meglio se in collaborazione con un dietista, a scadenza non superiore a 6-8 settimane fino al raggiungimento dell’obiettivo e ogni 4-6 mesi per i successivi 3 anni. 
I controlli clinici periodici dovranno comprendere la misurazione dei valori antropometrici ed un’attenta valutazione della compliance del paziente e della sua famiglia agli interventi proposti, valorizzando i miglioramenti, evidenziando eventuali difficoltà, con disponibilità a modificare eventualmente l’approccio iniziale.”


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          Armband

          Il Sense Wear Armband è un rivoluzionario monitor multi-sensore, indossabile a “fascia” sul tricipite del braccio destro.

          Permette un monitoraggio continuo di variabili fisiologiche e di dati sull’attività fisica. Calcola ad esempio il dispendio energetico, il livello di attività motoria, rileva gli stati di sonno e veglia ed altri parametri quali il numero di passi, la temperatura esterna e quella della pelle, la conducibilità elettrica. Tutti parametri utili per la definizione del ritmo e della qualità della vita.

          Validato scientificamente da diversi lavori internazionali, questo rivoluzionario apparecchio permette di valutare l’eventuale livello di sedentarietà e di prescrivere di conseguenza, in maniera mirata, un programma di riabilitazione motoria.

          L’ Armband (poco più grande di un orologio digitale) viene programmato dai nostri tecnici con i vostri dati (peso, altezza, età, fumo) e inviato tramite corriere espresso. Ricevuto l’ Armband lo indosserete (si accende automaticamente a contatto con la pelle) per circa tre giorni. Si può togliere temporaneamente (si spegne da solo) per rimetterlo quando si è pronti a ricalcolare l’attività (dopo una doccia, etc.).

          Se interessati potete prenotare l’esame, che è possibile effettuare anche presso il vostro domicilio (su tutto il territorio nazionale) potete scrivere a  info@obesita.org oppure telefonare al numero 0415317638.

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            Telemedicina per la dietologia: l’efficacia della terapia a distanza

            Non tutti hanno la possibilità di frequentare con assiduità i centri specialistici durante la terapia. La telemedicina può rappresentare la soluzione ideale in questi casi.

            Molte persone, per svariati motivi di tipo logistico, geografico o personale, non hanno la possibilità di frequentare le visite settimanali previste dal programma per la gestione del peso corporeo o per la cura dei disturbi del comportamento alimentare.

            La telemedicina quindi  può rappresentare la soluzione ideale. Al di fuori dei necessari incontri di persona da effettuarsi inizialmente per la diagnosi e durante il percorso come controllo, le “visite” vengono svolte online  Questo tipo di trattamento utilizza l’invio di materiale teorico-informativo, e questionari che il paziente compila e il terapeuta supervisiona, in modo da ricreare uno spazio di dialogo terapeutico e  di cura psicomportamentale con la persona.

            L’esperienza della terapia online, effettuata con numerosi pazienti, si è rivelata molto efficace, a volte in misura maggiore rispetto alla terapia “tradizionale”. Come riferiscono anche le persone stesse che hanno sperimentato tale modalità, vi sono alcuni aspetti da sottolineare che caratterizzano questo canale terapeutico, e che concorrono ad ottenere risultati positivi. Innanzitutto, viene promossa una valutazione del proprio stato di salute e di persona globale, cioè non monitorata solo attraverso i cambiamenti che avvengono sulla bilancia, bensì attraverso numerosi altri fattori che devono andare a comporre lo “stare bene”. Il fatto che il soggetto debba settimanalmente apportare una descrizione personale dell’andamento del programma, attraverso le risposte alle domande strutturate, comporta un’attivazione mentale e un impegno che lo rendono protagonista della cura: il nucleo della terapia diviene così man mano non il medico o la dieta, ma la persona stessa. Quest’ultima è così stimolata su aspetti fondamentali: l’autonomia, l’autoconsapevolezza, la gestione responsabile e personale del programma, e viene spinta a conoscere e sfruttare al meglio le risorse di cui già dispone o che possono essere incrementate.

            Nell’esperienza dei pazienti che hanno utilizzato la terapia a distanza, è risultato inoltre terapeutico e motivante il fattore tempo. Il dover praticare l’atto dello scrivere il resoconto settimanale del programma, costringe a due azioni importanti: un’azione di tempo riflessivo, durante il quale ci si autovaluta, si fa il punto della situazione, si raccolgono le percezioni, le emozioni, i pensieri, i comportamenti, gli eventuali cambiamenti, gli obiettivi raggiunti e le difficoltà, si ascolta il proprio stato fisico e mentale; successivamente un tempo attivo in cui materialmente bisogna prendersi uno spazio per mettersi davanti al pc e scrivere (o leggere ciò che il terapeuta risponde), mettere al di fuori ciò che si è raccolto dentro di sé. Questo, a differenza della terapia verbale, consente di avere il tempo per pensare meglio a ciò che si vuole dire, per “ascoltarsi” e “guardarsi” con più calma e attenzione in relazione alle modificazioni, agli ostacoli o ai risultati. E ancora, attraverso il testo scritto, si elimina il disagio che a volte alcuni pazienti provano nel riferire di persona i propri comportamenti, stati d’animo o difficoltà.Tutte queste peculiarità della terapia a distanza sembrano influire assai positivamente sui risultati della terapia psiconutrizionale per il sovrappeso e l’obesità.

            Siamo tra i primi ambulatori italiani a utilizzare la telemedicina nell’ambito dietologico e psicologico.

            Abbiamo realizzato una piattaforma dedicata alla telemedicina già nel 2004

            Consulenza nutrizionale online

            Recentemente vista l’emergenza COVID, alle persone, che sono impossibilitate a raggiungere il nostro Centro per effettuare la visita medica e gli esami diagnostici, offriamo la possibilità di una consulenza online limitata agli aspetti nutrizionali.

            E’ possibile pianificare il primo incontro con il Dott.Oliva via Zoom o Skype finalizzato ad analizzare la richiesta, il bisogno e l’eventuale percorso dietologico da effettuare sempre con la modalità a distanza.

            Viene costruito un percorso adattato alle esigenze e problematiche individuali.

            Sono previste sessioni interattive, invio di materiale didattico e utilizzo di strumenti di lavoro.

            Ciclo di consulenza che prevede 10 incontri online, l’invio di materiale didattico, supervisione in Equipe.

            Costo 850 euro

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              La percezione del proprio corpo si può modificare

              Grazie ad un recente studio di Psychology Today sembra che la risposta possa essere affermativa. Ecco qui di seguito alcuni suggerimenti utili nel tentativo di migliorare la propria immagine corporea.

              • Sensibilizzarsi a criteri di autostima che vadano oltre l’apparenza fisica e che valorizzino altre caratteristiche e modalità di affermazione del proprio successo.
              • Cercare di apprezzare il proprio corpo, per esempio valutandolo per la sua capacità di funzionamento.
              • Dedicarsi ad attività che possano favorire lo stare bene con se stessi: attività sportive, hobby, ecc.
              • Ridurre l’esposizione ad immagini dannose provenienti dai mass media, per esempio cercando di limitare il tempo passato a sfogliare riviste di moda.
              • Dedicarsi all’esercizio fisico con aspettative diverse da quelle esclusivamente legate al calo di peso e al miglioramento delle forme corporee.
              • Identificare ed eliminare i pensieri negativi riguardanti il proprio corpo; Sia le ricerche che le esperienze cliniche hanno largamente dimostrato che sentirsi a proprio agio con il proprio corpo presenta dei vantaggi anche se l’individuo non corrisponde agli ideali culturali di bellezza,

              Sia le ricerche che le esperienze cliniche hanno largamente dimostrato che sentirsi a proprio agio con il proprio corpo presenta dei vantaggi anche se l’individuo non corrisponde agli ideali culturali di bellezza.

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                Contapassi: un alleato contro la sedentarietà

                Il contapassi è uno strumento che misura il numero di passi giornalieri ed è utile per controllare il grado di sedentarietà e spronare il soggetto a mantenere costanti i livelli di attività giornaliera.

                E’ economico e poco ingombrante e dopo averlo tarato in base alla lunghezza del proprio passo. Va allacciato alla cintura, al polso o tenuto semplicemente in tasca al mattino e tolto la sera, prima di coricarsi, in modo tale da considerare tutti gli spostamenti effettuati nell’intera giornata comprensivi dell’attività motoria spontanea (movimenti di routine es. a lavoro, tragitto casa-ufficio/scuola) e strutturata (camminata a passo sostenuto).

                Il numero dei passi giornalieri è correlato ad un incremento del dispendio energetico :

                • 5000 passi  aumentano del 5% il dispendio energetico
                • 10000 passi aumentano del 10% il dispendio energetico
                • 15000 passi aumentano del 30 % il dispendio energetico

                I 5000 passi che separano i 10000 dall’obiettivo sono quelli che fanno la differenza!

                Per raggiungere i 15000 passi al giorno si consiglia di programmare tre step fissando degli obiettivi, ad esempio 5000 prima del pranzo , 5000 passi prima della cena e 5000 prima di andare a letto.

                Le tre letture sono di aiuto per aumentare la consapevolezza ed il proposito di migliorarsi.

                In commercio sono disponibili diversi modelli, da quelli colorati e dalle cover intercambiabili ai più tecnologici e ricchi di funzioni. Quasi tutti i modelli ormai sono sincronizzabili con il proprio smartphone  o pc, in modo da poter analizzare al dettaglio le diverse funzioni, gestire i dati ed aggregarli secondo le proprie individuali finalità.

                Gli smartphone di ultima generazione contengono al proprio interno delle applicazioni che trasformano il dispositivo in un autentico contapassi e anche quest’ultimo rappresenta un’ottima alternativa, a patto però che lo tenga sempre addosso per registrare tutti gli spostamenti.


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                  Il reflusso gastroesofageo

                  Il reflusso gastroesofageo è un fastidioso fenomeno collegato a comportamenti alimentari e stli di vita scorretti o ad alcuni stati fisiologici e/o patologie. Si può tuttavia contrastare e ridurre con alcuni accorgimenti che aiutano ad alleviarne il fastidio.

                  Il reflusso gastroesofageo consiste nel rigurgito del contenuto gastrico nell’esofago di cui il bruciore è il sintomo più frequente. Questo fenomeno può dare luogo a esofagite, ulcerazioni, emorragie, stenosi ed esofago di Barrett.

                  Quando lo sfintere esofageo inferiore, che ha il compito di evitare il reflusso di contenuto gastrico tramite la sua contrazione, non riesce a mantenere una pressione sufficiente, aumentano le probabilità di reflusso.

                  Fattori ormonali, meccanici, farmacologici e dietetici regolano i livelli pressori dello sfintere, pertanto esistono comportamenti nocivi da evitare in soggetti affetti da reflusso esofageo:

                  • fumo di sigaretta
                  • alcool
                  • alimenti ricchi di grassi
                  • cibi ricchi di metilxantine: cioccolato, tè, coca-cola, caffè (normale e decaffeinato)
                  • carminativi (oli di menta piperita, aglio, cipolle, cannella)

                  Alcuni cibi hanno un effetto irritante diretto sulla mucosa esofagea:

                  • succo di limone, frutti aciduli e pomodoro
                  • bevande gassate
                  • cibi troppo sapidi o speziati
                  • cibi troppo caldi o troppo freddi che accentuano gli spasmi esofagei

                  Alcuni stati particolari favoriscono il reflusso esofageo: la gravidanza, l’obesità e la posizione clinostatica per aumento della pressione intraddominale.

                  Sono da evitare pasti abbondanti perché aumentano la pressione gastrica sullo sfintere esofageo e ridurre i cibi che possono provocare aerogastria (presenza di aria nello stomaco) e flautolenza (leguminose e brassicacee come cavoli, broccoli…)

                  Evitare la pinotrogondria: non bere troppo durante i pasti.

                  Pertanto le raccomandazioni sono:

                  • raggiungere un peso corporeo ideale
                  • evitare pasti abbondanti
                  • bere moderatamente durante i pasti
                  • non assumere cibi nelle 2 ore prima di coricarsi
                  • evitare i cibi che possono diminuire il tono dello sfintere esofageo (alcool, grassi, cioccolato, ecc.)
                  • evitare i cibi che possono irritare la mucosa esofagea

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                    Se vuoi dimagrire devi sapere che…

                    La dieta dimagrante nel senso convenzionale del termine nel lungo periodo è sicuramente perdente. Impone all’organismo una restrizione calorica e di carboidrati che innesca l’inevitabile perdita di controllo e il recupero dei chili perso.

                    Che fare per non attivare questo meccanismo?

                    Misurare il proprio metabolismo

                    E sapere esattamente quante calorie bisogna assumere per non attivare questo meccanismo.

                    • Mettersi a dieta significa fare una scelta di salute. Iniziare un percorso per la vita. Non doversi più trovare ad un bivio decisionale se stare o non stare a dieta. Investire nel lungo periodo perché le nostre diventino delle abitudini definitive. Il migliore alleato è il tempo e non esistono scorciatoie.
                    • E’ utile sostituire l’idea della dieta con il proposito di muoverti il più possibile. Senza un’attivita motoria giornaliera adeguata e un’attività fisica programmata non è possibile controllare il peso corporeo.
                    • Bisogna allenarsi alla propria normalità fatta di regole ma anche di trasgressione. Allenarsi alla regola perché questa diventi un’ abitudine. Allenarsi a tornare alla regola dopo la trasgressione cercando di non viverla coma la fine della dieta ma come la giusta pausa, il meritato riposo che serve per ricaricarsi e farci partire più in forma di prima.
                    • Bisogna prima curare l’obeso, la mente, i pensieri e di conseguenza curare l’obesità, i chili, la malattia.
                    • E’ utile cercare di avere per sempre delle attenzioni verso un’alimentazione sana fatta della giusta quantità di cibo ma magro e del giusto movimento quotidiano che mette in moto tutta una serie di reazioni metaboliche che favoriscono la perdita e il mantenimento del peso perso.
                    • Conviene dimagrire perché aiuta a vivere meglio in un mondo dove magro è bello e, soprattutto, sano e fonte di benessere psicofisico. Se stiamo bene con noi stessi stiamo meglio con gli altri.
                    • Devi cercare di evitare la fame e devi allenarti a sentire la sazietà . La prima ti fa perdere il controllo la seconda ti dà la tranquillità e la capacità di saperti gestire.
                    • Se non assumi quello che ti serve il tuo fisico fa di tutto per farti assumere cibo. Alla mancanza di ossigeno e di acqua non puoi resistere specialmente se hai la disponibilità o la possibilità di respirare, o bere. Lo stesso succede quando privi il tuo fisico del cibo che gli serve. Non sei tu che sei debole ma è l’istinto della sopravvivenza. La vita è possibile solo in presenza di acqua, ossigeno ed energia. Non devi, quindi, fare mai diete standard non elaborate su misura: è come pretendere che un vestito ti calzi bene se non è della tua taglia.
                    • Il fallimento ti fa sentire in colpa, fallito e depresso mentre riuscire a fare anche piccoli passi ti carica, ti rende sereno.
                    • Se scegli la salute il percorso lo valuterai non solo con la bilancia ma per come ti senti, ti vedi e per tutti gli obiettivi che riesci a raggiungere. Valorizzare gli obiettivi raggiunti aiuta a mantenere nel tempo il peso raggiunto.

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