Riportiamo l’intervista della D.ssa Rossella Oliva sulla Rivista Diagnosi&Terapia
Con il termine Food Craving si fa riferimento ad un desiderio irresistibile di cibo, difficile da controllare ed arginare. È estremamente comune nella popolazione generale e può portare a sovrappeso e/o obesità. La definizione più comune di Food Craving è quella di intenso desiderio per un cibo specifico.
Due sono gli aspetti importanti di questa definizione.
Il primo è che il desiderio è definito “intenso”, nel senso che interferisce con le nostre attività quotidiane, è difficile da placare e frenare. Questa caratteristica ci aiuta a distinguere il “craving” dalla normale voglia di uno specifico cibo durante la giornata (ad esempio, una pizza rispetto ad un piatto di pasta). Il craving è infatti un desiderio che ha bisogno di essere soddisfatto nell’immediato, è potente e irrefrenabile.
Il secondo aspetto critico è la specificità. Questo termine aiuta ancora una volta a differenziare il craving dalla fame biologica. Quando abbiamo fame possiamo placare questa sensazione con qualsiasi cibo (pur sempre scegliendo qualcosa di gradevole per noi). Ad esempio, dopo una lunga mattinata di lavoro passata senza mangiare, arrivati a pranzo, potremmo sentire di avere molta fame. Cosa scegliamo? Per sfamarci potremmo optare per un panino, un piatto di pasta, delle uova o ancora della carne. Qualsiasi sia la nostra scelta, ci basiamo sulla disponibilità di quel cibo in quel momento, sulle nostre preferenze o abitudini.
Al contrario, il desiderio (o craving) è una “fame” che sopraggiunge in momenti particolari della giornata ed è rivolta a cibi specifici. Ad esempio, a conclusione di una giornata stressante potremmo ritrovarci a ricercare un cibo che ci gratifichi, come un pezzo di cioccolata, del gelato o delle patatine. In questi casi, quella che sentiamo non è semplice fame biologica ma è un desiderio, una voglia che ha bisogno di essere soddisfatta in quel momento da quel cibo in particolare. L’interesse clinico per questo fenomeno deriva dal fatto che il craving tende a presentarsi frequentemente nella popolazione generale (senza essere necessariamente associato ad un disturbo del comportamento alimentare) e, essendo soprattutto rivolto verso cibi ricchi di sale, zuccheri e grassi, può portare a sviluppare condizioni di sovrappeso o obesità.
È tutto nella nostra testa?
Quali cause?
Negli ultimi anni, i ricercatori hanno concentrato i loro studi sui correlati neurobiologici del food craving, trovando spesso riscontro nel funzionamento del nostro cervello. In particolare, sembra che alla base del craving siano coinvolte quelle regioni cerebrali responsabili del controllo inibitorio e della ricompensa. Insieme alla ricerca delle basi neurali, anche l’indagine del contesto in cui questi episodi si verificano può darci qualche suggerimento utile su come intervenire.
Spesso infatti il food craving si manifesta in situazioni per noi emotivamente cariche o stressanti. Ritorniamo per esempio a chi, dopo una lunga giornata di lavoro, trova il suo conforto solo nel cioccolato, quel pezzo di cioccolato a cui non riesce a smettere di pensare. Il significato di questo craving può essere ricercato nello stato d’animo o nelle emozioni – come rabbia, frustrazione, tristezza, etc. – che ci spingono verso il cibo, il quale grazie alle sue caratteristiche innesca un’immediata sensazione di ricompensa e gratificazione.
Cosa fare?
Qualsiasi sia la causa scatenante, appare chiaro che per una persona che si ritrova ad avere questi episodi e sta cercando di perdere peso la dieta non può essere la sola risposta. Una diminuzione degli episodi di discontrollo infatti non dipende dalla forza di volontà del singolo: non basta sapere COSA dovremmo fare, ma anche COME possiamo farlo; ed è proprio quel “COME” che deve diventare il focus di un percorso nutrizionale.
In generale, due sono gli elementi da tenere in considerazione:
1. Evitare la restrizione. La restrizione è infatti un potente attivatore per la perdita di controllo. Più restringiamo il nostro introito calorico, più alimentiamo quella spinta verso il cibo. Pulire il campo dalla fame biologica, con un’alimentazione saziante, è un primo passo per ridurre l’impulso a mangiare;
2. Non evitare i cibi a rischio. Ebbene sì, NON evitare! In genere più ci sforziamo di sopprimere un pensiero più questo ritorna con forza. La risposta per ridurre il food craving non è quindi quella di cercare di eliminare alcune categorie di cibi. Più evitiamo specifici cibi, più quei cibi diventeranno per noi fonte di irresistibile attrazione. Fare esperienza di questi cibi in diverse occasioni in modo contenuto, prevedendolo, ci può aiutare ad allenare il controllo, limitando le quantità pur non privandosi della gratificazione.
Attenzione quindi ai metodi “fai da te” o alle diete restrittive
Non per tutti la sola risposta giusta per perdere peso è seguire un piano alimentare. In questi casi, è importante considerare gli ostacoli che ci impediscono di seguire un’alimentazione sana. Bisogna quindi lavorare su questo nostro irresistibile desiderio; capire i contesti e le situazioni in cui si manifesta. In generale, lavorare sulla riduzione dei livelli di stress può aiutare. Lo stress o situazioni emotivamente pesanti, possono infatti portare all’impulsiva ricerca di sollievo e gratificazione nel cibo. Lavorare sui contesti che provocano malessere, sviluppando nuovi modalità di rispondere e di fare esperienza di questi, può dunque contribuire a contrastare gli episodi di food craving. Un lavoro di questo tipo deve prevedere l’intervento sinergico di figure professionali che si occupino da una parte degli aspetti nutrizionali (medico nutrizionista, dietista) e, dall’altra, di quelli comprotamentali (psicologo, psicoterapeuta).
Dott.ssa Rossella Oliva
PhD in Scienze psicologiche
Psicologa, Specializzanda in Psicoterapia Cognitivo-Neuropsicologica
Contatti:
CenTeR [Centro Terapia e Ricerca] Disturbi Alimentari – Mestre (VE)
Email: info@centerdisturbialimentari.it
Telefono: +39 041 5322349
www.centerdisturbialimentari.it
Link alla Rivista:
http://www.det.it/diagnosi-terapia-rivista-sfogliabile-di-settembre-2019