Misura il metabolismo prima di metterti a dieta

La calorimetria indiretta permette di conoscere il metabolismo del soggetto in esame e di poter prescrivere, quindi, una dieta ” su misura ” che garantisca una perdita di peso calibrata e costante e permetta di mantenere il risultato nel lungo periodo.

Molto spesso i soggetti obesi hanno un metabolismo basale superiore rispetto ai soggetti normopeso e ancora maggiore rispetto a chi si trova in una condizione di sottopeso.

Questo dato, apparentemente strano, rappresenta il tentativo dell’organismo di disperdere più calorie possibili per compensare l’eccessivo apporto alimentare. E’ il dato che permette di distinguere il soggetto, costituzionalmente magro, che ingrassa solo perché mangia in maniera eccessiva dall’obeso che non riesce a disperdere di più e quindi ad ingrassare più facilmente.

In questa nuova ottica la dietologia moderna trae spunto e rivede l’impostazione delle diete ipocaloriche che diventano sempre più caloriche, perché rapportate al metabolismo del singolo soggetto: paradossalmente all’aumento delle calorie corrisponde una maggiore perdita di peso, una migliore e prolungata adesione al programma alimentare e una maggiore facilità nel mantenere i risultati raggiunti .

La calorimetria diventa indispensabile al nutrizionista che vuole soddisfare le richieste energetiche sia nelle condizioni fisiologiche quali la crescita, la gravidanza, l’allattamento, l’invecchiamento, l’attività agonistica, sia nelle varie patologie che modificano le richieste energetiche: pazienti esposti a gravi traumi, ad esempio, in particolar modo gli ustionati, rispondono aumentando di molto la spesa energetica e se questa non viene adeguatamente soddisfatta la compromissione della massa magra che ne consegue può determinare un aumento di mortalità.

Nel campo dietologico, inoltre, una prescrizione mirata evita l’adattamento metabolico che è la causa principale del recupero del peso che segue una dieta dimagrante sbagliata.

Per dimagrire bisogna assumere la giusta quantità di cibo, educarsi alla propria normalità dietologica e muoversi il più possibile.

 

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    Misura il tuo grasso viscerale

    Il grasso viscerale è un fattore di rischio per la salute, aumenta infatti il rischio di mortalità per patologie cardiovascolari come ipertensione, cardiopatia ischemica e metaboliche come diabete mellito di tipo 2

    Il Grasso viscerale (anche grasso addominale) fa riferimento al tessuto adiposo in eccesso che si concentra a livello della cavità addominale , distribuito tra tronco e organi interni.

    Può interessare tutti, magri e obesi ed è tipico degli uomini ma si riscontra anche nelle donne dalla menopausa in poi , a causa dei cambiamenti ormonali. La distribuzione del grasso infatti è ormonodipendente , gli estrogeni (ormoni femminili) indirizzano il deposito di grasso nella sede sottocutanea mentre gli androgeni (ormoni maschili) , l’insulina ed il cortisolo permettono un accumulo viscerale.

    Il grasso viscerale è un fattore di rischio per la salute, aumenta infatti il rischio di mortalità per patologie cardiovascolari come ipertensione, cardiopatia ischemica e metaboliche come diabete mellito di tipo 2. Inoltre comprime il diaframma e limita l’escursione respiratoria contrastando l’attività dei polmoni incaricati di ossigenare il sangue con conseguenze di scarsa ossigenazione a livello cerebrale ed innalzamento dell’anidride carbonica. Le conseguenze dirette sono sonnolenza post-prandiale, addormentamento e colpi di sonno oltre a dispnea da sforzo e successivamente anche a riposo.

    Presso l’Ambulatorio Specialistico del Dottor Oliva è possibile analizzare il grasso intraddominale, la massa grassa totale a livello del tronco e la circonferenza ombelicale grazie allo strumento medicale Viscan.

    L’esame non è invasivo e viene effettuato in pochi minuti con il paziente in posizione supina: grazie alla tecnologia laser l’apparecchio misura la circonferenza ombelicale e utilizzando una fascia a 4 elettrodi posta direttamente  sull’addome effettua una bioimpedenziometria localizzata


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      Bioimpedenziometria: cos’è e a cosa serve?

      La BIA (Bioimpedenziometria) è un esame di tipo bioelettrico per l’analisi quantitativa e qualitativa della composizione corporea.

      La BIA (Bioimpedenziometria) è un esame di tipo bioelettrico per l’analisi quantitativa e qualitativa della composizione corporea.

      La misurazione della resistenza e della reattanza che incontra una debole corrente che attraversa il corpo umano ci consente di stabilire, grazie a delle opportune formule, la composizione corporea e valutare lo stato nutrizionale.

      È ormai accettato da tutti che non è più sufficiente definire il sovrappeso o l’obesità usando unicamente delle formule matematiche.

      È indispensabile conoscere la composizione corporea perché il peso esprime la massa corporea, l’insieme cioè della massa grassa, dei muscoli, delle ossa e dell’acqua.

      Pensare quindi che la variazione di peso riscontrato sulla bilancia corrisponda solo alla nostra massa adiposa è sicuramente sbagliato.

      Le variazioni del peso infatti possono verificarsi sia per il comparto idrico (l’acqua totale e la sua distribuzione dentro e fuori le cellule) e sia per il comparto solido (grasso o muscoli).

      Un organismo che funziona bene ha una buona idratazione, una massa muscolare ben rappresentata e un tessuto adiposo entro una percentuale compresa tra il 15 e il 25%.

      L’acqua extracellulare deve essere intorno al 45% e l’intracellulare al 55%.
Questi sono dei valori indicativi in quanto il sesso e l’età determinano delle variazioni significative.

      La massa cellulare, l’angolo di fase, il rapporto sodio potassio sono dei parametri che servono allo specialista in nutrizione per potere prescrivere un piano nutrizionale adeguato alle esigenze individuali.


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        Obesità, Anoressia, una malattia, tante storie

        I chili di peso , in eccesso o in difetto, e i sintomi di questo disturbo sono il biglietto da visita, la forma, con cui il paziente giunge alla nostra attenzione.

        Si può dire che la massa corporea e i problemi medici ad essa correlati siano l’unico tratto davvero in comune che tutti i pazienti con disturbo del comportamento alimentare condividono

        Questa caratteristica, che rappresenta il fattore più evidente e imprescindibile, comporta che molto spesso soggetti simili nel fisico, per il disagio che portano e per sintomatologia, vengano classificati in categorie definite e stabili che pretendono di diagnosticare insieme al disturbo anche la persona. Quest’ultima viene inquadrata in una patologia che prevede terapie standard che partono da cause e giungono ad obiettivi uguali per tutti.

        L’approccio di cura utilizzato nella nostra struttura vuole invece partire da una considerazione fondamentale, vissuta di persona dagli specialisti anche nella lunga esperienza clinica a contatto con i pazienti: dietro e dentro corpi siffatti, modificati dall’eccesso o dal difetto di peso, si dipanano tante storie di vita, tipologie di relazioni, emozioni, pensieri, così diversi tra loro, unici e soprattutto incidenti sulla malattia, che sarebbe impossibile e riduttivo catalogarli all’interno di standard descrittivi o di cura né tantomeno farne conseguire terapie standardizzate.

        I chili di peso , in eccesso o in difetto, e i sintomi di questo disturbo sono il biglietto da visita, la forma, con cui il paziente giunge alla nostra attenzione.

        Considerare questi aspetti esterni, pur certamente imprescindibili come metodo per fare diagnosi e terapia alla persona, è necessario ma non sufficiente.

        Infatti, come molte volte riferiscono i pazienti stessi raccontando di loro esperienze precedenti fallite, spesso viene sì ottenuto un dimagrimento, che è il nucleo esplicito sia della domanda di cura sia della risposta del trattamento, ma tale stato si rivela a volte non duraturo, non apportatore di benefici stabili. Una conseguenza, non infrequente, è anche quella di attivazione addirittura di un circolo senza fine di tentativi di dimagrimento-fatica per raggiungere i risultati attesi-ricadute-perdita dei risultati-depressione, scoraggiamento, totale sfiducia-continuazione dei comportamenti alimentari errati-riacquisto di peso in quantità ancora maggiore rispetto al punto di partenza.


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          Disturbi del comportamento alimentare

          La terapia farmacologica e la psicoterapia sono i principali metodi di contrasto al disturbo alimentare dell’anoressia nervosa. Per contrastare lo squilibrio organico che è alla base del disturbo, è spesso previsto un trattamento antidepressivo.

           

          I DCA quindi, pur coinvolgendo il trinomio cibo-peso-corpo, non riguardano l’apparenza o l’alimentazione, ma sono sintomi di una sofferenza più profonda.

          La Gestione Multidisciplinare del Disturbo Alimentare

          La terapia ambulatoriale con un team multidisciplinare rappresenta il trattamento d’elezione per la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare.

          L’importanza di considerare gli aspetti BIOLOGICI, PSICOLOGICI e SOCIALI di ogni particolare condizione rende necessario l’intervento integrato di diversi professionisti: medico nutrizionista, psichiatra, psicologo-psicoterapeuta e dietista.

          L’intervento del singolo professionista infatti non può essere la risposta adeguata per la cura di questi disturbi: le numerose competenze richieste, afferenti a diverse specializzazioni, infatti, non possono essere concentrate in un solo terapeuta.

          L’équipe multidisciplinare e multiprofessionale, presente nel nostro Centro, collabora e lavora nella stessa struttura per avere il modo di confrontarsi ogni qualvolta sia necessario sull’andamento della terapia e sull’eventuale ridefinizione del progetto.

          L’équipe è guidata da un team-leader che coordina  le varie figure professionali. Ad ogni paziente inoltre è affiancato un case-manager che nel rispetto della valutazione diagnostica, lo indirizza nei percorsi terapeutici concordati con l’intera equipe e valuta periodicamente i risultati del trattamento.

           

          Modello Biopsicosocialenella cura del Disturbo Alimentare

          I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie caratterizzate da un distorto rapporto con il cibo e con il peso, che ha come conseguenza un ampio ventaglio di condizioni psicologiche, fisiche e sociali disfunzionali.

          Nonostante questi disturbi abbiano a che fare con il cibo e corpo, non sempre si rendono evidenti con un peso eccessivamente alto o basso, ma comprendono tutti gli intermedi di peso e di disagio tra gli estremi di anoressia e obesità.

          Anche dietro ad un corpo apparentemente sano può nascondersi un circolo vizioso di abitudini dannose e gravi: non si deve pensare di prendere in considerazione il disagio solo quando questo si rende evidente agli occhi dei più.

          I DCA quindi, pur coinvolgendo il trinomio cibo-peso-corpo, non riguardano l’apparenza o l’alimentazione, ma sono sintomi di una sofferenza più profonda.

          Cibo e corpo diventano gli strumenti per far fronte a questa sofferenza. Inizialmente la persona ha l’illusione di poter gestire la situazione ma ben presto è il disturbo alimentare a prendere il controllo delle azioni e dei pensieri che diventano ossessivi e totalizzanti.

          La persona finisce per identificarsi con la propria malattia.

          Il modello biopsicosociale (Engel, 1977) è una strategia di approccio alla persona di centrale importanza nella cura di diversi disturbi, tra cui anche i DCA. Questo modello pone la persona al centro di un ampio sistema influenzato da molteplici variabili, di cui i professionisti devono preoccuparsi ed occuparsi. L’attenzione quindi deve essere rivolta a tre macrocategorie:

          –    Aspetti medici, funzionali e organici (BIO)
          –    Aspetti psicologici (PSICO)
          –    Aspetti sociali e familiari (SOCIALE)

           

          Tutti questi aspetti, insieme, sono coinvolti nello sviluppo, nell’evoluzione e nel mantenimento della malattia. La terapia proposta pertanto  prevede la presa in carico del “sistema familiare” .

           

           

           

           

           

           

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            Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo

            Disturbo della nutrizione e dell’alimentazione (per es., apparente mancanza di interesse per il mangiare o per il cibo; evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo; preoccupazione relativa alle conseguenze negative del mangiare) che si manifesta attraverso la persistente incapacità di soddisfare le appropriate necessità nutrizionali e/o energetiche, associato a uno (o più) dei seguenti aspetti:

            1. Significativa perdita di peso (o mancato raggiungimento dell’aumento ponderale previsto o crescita discontinua nei bambini)
            2. Significativo deficit nutrizionale
            3. Dipendenza dalla nutrizione parenterale oppure da supplementi nutrizionali orali
            4. Marcata interferenza con il funzionamento psicosociale

            Il disturbo non è meglio spiegato da una mancata disponibilità di cibo o da una pratica culturalmente sancita.

            • Il disturbo dell’alimentazione non si manifesta esclusivamente durante il decorso di anoressia nervosa e di bulimia nervosa e non c’è evidenza di un disturbo nel modo in cui il proprio peso e la forma del corpo sono sperimentati.
            • Il disturbo non è attribuibile a una malattia medica concomitante o non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale.
            • Quando il disturbo dell’alimentazione si verifica nel contesto di un’altra condizione o disturbo la gravità del disturbo alimentare eccede quella abitualmente associata con la condizione o il disturbo ed è sufficientemente grave da giustificare un’attenzione clinica aggiuntiva.

            Comorbilità: Disturbi d’ansia (disturbo d’ansia generalizzato, disturbo di panico, fobia sociale)

            (Dsm-v,2014)

             

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              Obesita.org e Ambulatorio Dott.Oliva, insieme dal 1999

              Obesita.org è un portale dedicato interamente all’obesità e ai disturbi del comportamento alimentare. 
Presente in rete dal 1999 è continuamente aggiornato.

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              L’ultima revisione (2021) offre un ampio spazio alla attività cliniche svolte all’interno dell’Ambulatorio.

              Fortemente voluto dal Dott. Luigi Oliva – nutrizionista di Mestre, Venezia – che avvalendosi della collaborazione di professionisti interni all’Ambulatorio Specialistico che dirige, è riuscito negli anni a farne un portale di riferimento nazionale

              Il portale, dotato di molte categorie, strumenti e articoli continuamente aggiornati, si è rivelato un mezzo di comunicazione utile e supportivo per le persone che vi accedono.

              Assolve funzioni importantissime che hanno come filo conduttore la possibilità di conoscere e di sapere, la possibilità di comunicare liberamente e a distanza in merito al proprio disturbo, e già queste azioni costituiscono un primo passo nella direzione dell “iniziare a fare qualcosa per il proprio disagio”.

              Il nostro spazio web rappresenta vari diversi significati per chi lo utilizza e assolve varie funzioni, come si può evincere direttamente da quello che le persone ci scrivono.

              • È un mezzo per avere una corretta informazione scientifica e aggiornata sui disturbi alimentari, sulle modalità di terapia effettuate, e soprattutto sulla possibilità reali di un miglioramento ed una guarigione dalla patologia. Per molti è anche un modo per iniziare ad acquistare la giusta consapevolezza di un disagio che si vive ma che si teneva per sé o a cui non si era in grado di dare un nome, o per recepire input funzionali alla motivazione e alla cura di sé.
              • E’ uno spazio di ascolto e di sfogo. Numerose sono le persone che sentendo di soffrire di un qualche disturbo del comportamento alimentare, o riconoscendosi in esso, scrivono il loro vissuto e la loro problematica, chiedono un consiglio o una visita, trovando in questa modalità comunicativa una possibilità non giudicante, libera, accogliente, e molto utile per cominciare ad uscire dalla vergogna, dall’isolamento, dal nascondersi nel proprio disagio.
              • Permette una conoscenza della struttura. Attraverso descrizioni e immagini si dà visione dell’ambiente, delle varie fasi del percorso terapeutico, degli esami e trattamenti proposti, delle figure professionali disponibili e dei loro rispettivi ruoli. Si informa inoltre sulla peculiare modalità di lavoro di tipo interdisciplinare in cui il paziente verrà inserito qualora acceda all’ambulatorio.
              • E’ un punto di riferimento cui rivolgersi. Spesso chi porta un disagio alimentare, soprattutto relativo all’obesità, non trova a disposizione strutture idonee ad un trattamento efficace, globale ed educativo. Magari dopo aver effettuato varie esperienze fallimentari di cura, perde la fiducia e la speranza, oltre che in sé, nelle figure professionali preposte alla cura.

              Informare dell’esistenza della nostra struttura è un modo per accogliere, motivare a provare e dare una risposta precisa alle differenti richieste di aiuto.

              La nostra proposta di aiuto>>>

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                Digiuno intermittente personalizzato con la calorimetria indiretta

                Che cos’è il digiuno intermittente?

                Il digiuno intermittente (dall’inglese “Intermittent Fasting” o IF) è uno schema alimentare che alterna periodi di digiuno e di non digiuno.

                L’utilità del digiuno intermittente nasce da evidenze scientifiche sulla restrizione calorica prolungata, la quale è in grado di promuovere la perdita di massa grassa e il mantenimento di quella magra e contemporaneamente migliorare lo stato di salute.

                Come funziona il digiuno intermittente 8/16

                Il digiuno intermittente può essere applicato in vari modi: uno dei metodi più studiati prevede di mangiare secondo il proprio fabbisogno calorico durante una precisa finestra temporale di 8 ore e di digiunare per le restanti 16 ore della giornata: ad esempio, se il primo pasto coincide con il pranzo (ore 12.00), secondo tale schema l’ultimo sarà alle 20.00, coincidendo, dunque, con la cena.
                Sarebbe preferibile, per motivi neuro endocrini e metabolici praticare l’intermittenza nella prima parte della giornata ovvero dalla 8 alle 16 ma per motivi pratici e logistici la maggior parte di persone può praticarlo nella seconda parte della giornata ( 13/21)

                La proposta dell’Ambulatorio Specialistico Dott.Oliva

                Dopo aver analizzato le pubblicazioni scientifche e le esperienze riportata da ricercatori nel campo della salute e della longevità abbiamo elaborato degli schemi dietetici e verificato, nella nostra attività ambulatoriale, la facile adesione e la relativa efficacia nella perdita di peso.
                Lo schema più frequentemente proposto prevede l’intermittenza 8/16 con apporto calorico pari al metabolismo basale stimato con la calorimetria indiretta.
                Per aumentare l’efficacia dimagrante nelle persone che presentano una resistenza dimagrante da esposizione alla dieta o che per necessita mediche richiedono un dimagrimento più veloce proponiamo il digiuno a doppia intermittenza
                Questo schema prevede la doppia intermittenza ovvero all’ intermittenza 8/16 si aggiunge la 7/2. Il piano prevede due giorni ad alto contenuto di carboidrati alternati con un giorno iperproteico e a ridotto apporto calorico.
                L’apporto calorico dei due giorni è pari al dispendio energetico a riposo (misurato tramite calorimetria indiretta) e ad alto contenuto di carboidrati, alternato con un giorno da 800 kcal ad alto contenuto proteico.

                Norme da seguire durante la fase di digiuno:
                La fase di digiuno e il giorno a bassa apporto calorico ha l’obiettivo di favorire la lipolisi (processo di scissione dei grassi) e di tenere bassa l’insulina (ormone che aumenta in corrispondenza dell’assunzione di zuccheri e carboidrati) e che si oppone alla perdita di peso.
                Durante le ore di digiuno va quindi evitato qualsiasi tipo di alimento, anche piccole dosi di zucchero o latte.
                È importante, invece, mantenere un buono stato di idratazione in particolare durante la fase del digiuno.
                Possono essere assunti tè, tisane, caffè purchè non zuccherati.
                È bene anche evitare di svolgere attività fisica ad alta intensità.
                Ben tollerata e consigliato è la camminata a velocita sostenuta e senza sosta per almeno 20 minuti

                Non iniziare mai una dieta né tantomeno praticare il digiuno intermittente senza una preventiva visita medica specialistica.

                Se interessato ci puoi contattare telefonicamente al numero 041 531 76 38 o via whatsapp al numero 327 871 91 50


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