In Italia il numero di bambini con problemi di peso è in costante aumento come dimostra il confronto tra uno studio degli anni ’50, che riporta una prevalenza di obesità dell’1.8% , ed i dati recenti che indicano una prevalenza variabile dal 10 al 30%.
Questo riflette l’andamento del fenomeno nel resto del mondo industrializzato: i bambini in sovrappeso sono duplicati negli ultimi 20 anni . L’obesità, riconosciuta dall’OMS come malattia, è causa di aumento del rischio di malattie cardiovascolari e di mortalità totale nell’adulto rispetto alla popolazione normopeso.
Nel 1990 è stata riconosciuta negli Stati Uniti come la seconda causa di morte al mondo dopo il fumo. Il danno metabolico e le complicanze dell’obesità nell’adulto possono essere presenti, seppur in prevalenza minore, già nel bambino obeso.
L’adulto obeso fin dall’età evolutiva avrà un maggior rischio di mortalità e morbilità rispetto ad un suo pari che non era obeso quando era bambino. Poiché dal 30 al 60% dei bambini obesi mantengono l’eccesso ponderale in età adulta e visto che i trattamenti dell’obesità del bambino hanno dato risultati migliori, soprattutto a lungo termine, rispetto a quanto ottenuto con l’adulto, la terapia e la prevenzione dell’eccesso ponderale in età evolutiva sono ampiamente giustificati.
Per la diagnosi di obesità nel bambino non si fa riferimento come nell’adulto alle classi di BMI (25-30 sovrappeso, > 30 obesità) in quanto, a seconda dell’età, ci sono delle fisiologiche variazioni dell’adiposità da tenere in considerazione. La valutazione viene dunque eseguita utilizzando tabelle con parametri di crescita di riferimento espresse in percentili: tra l’85% e il 95% sovrappeso, oltre 95% obesità (a seconda dei Paesi i centili di riferimento cambiano).
Solo dal 1997 esistono tabelle di percentili di BMI specifiche italiane, nate dall’esigenza di valutare i bambini con riferimenti della nostra popolazione.
Nel 2000 sono state pubblicate le prime tabelle di riferimento internazionali: l’esigenza di valutare e confrontare il fenomeno obesità infantile nei vari paesi non poteva essere soddisfatta per l’assenza di parametri di riferimento comuni; inoltre la stessa definizione di obesità variava da paese a paese a seconda dei percentili presi in considerazione (85%, 90%, 95%, 98%).
Raccogliendo in 6 nazioni i dati di studi trasversali di crescita, largamente rappresentativi degli stessi paesi, e facendo passare, all’età di 18 anni, le curve dei centili attraverso i valori di cut off internazionalmente utilizzati nell’adulto per definire sovrappeso (BMI >25, <30) ed obesità (BMI >30) sono state disegnate le curve di cut off specifiche per sesso ed età dai 2 ai 18 anni.
Conseguenze dell’obesità ad insorgenza precoce |
Aumentato carico meccanico |
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Calcoli biliari |
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Persistenza dell’obesità |
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Alterazioni cutanee |
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DisplipidemieIpertensioneDiabete non insulino dipendente |
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Influenza sullo sviluppo puberale |
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Aumento della velocità di crescita |
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Handicap fisico |
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Rischio aumentato per alcune neoplasie |
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Aspetto fisico |
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