Tutti i tipi di attività fisica, purché svolti con criterio, portano indubbi vantaggi sotto diversi fronti e aiutano a progredire con successo nel percorso verso il cambiamento, metabolico e comportamentale e verso il successo del percorso di dimagrimento.
L’attività fisica, soprattutto al di fuori della comunità medico-scientifica, viene spesso vista esclusivamente in funzione del riequilibrio della bilancia introito alimentare-consumo energetico.
In realtà i benefici che il paziente obeso ricava da un aumento dell’attività fisica e dal contrasto della “naturale” tendenza alla sedentarietà, vanno ben oltre il semplice aumento della spesa energetica.
L’attività fisica, non incrementa solo il dispendio energetico, ma protegge e accresce la massa magra a svantaggio di quella grassa. L’innalzamento della stimolazione neuro-ormonale, che consegue a un aumento dell’attività, agisce anche sul tono dell’umore, migliorando tutti i fattori psicologici. L’attività fisica inibisce l’appetito e rappresenta anche un fattore di riduzione del rischio di mortalità e morbilità.
Sul piano psicologico i benefici dell’attività fisica si estendono a sfere particolarmente importanti per il paziente obeso: si rileva, infatti, un miglioramento dell’autostima e dell’autoconsiderazione. Questo aspetto non è da sottovalutare perché consente di interrompere il circolo vizioso che di frequente ha portato l’obeso a cercare rifugio nel cibo come compenso di insuccessi nella vita quotidiana.
L’attività fisica deve però essere regolata ed a livelli proporzionali alle capacità dell’individuo, poiché si rischia di perdere del tutto i benefici, aggravando il quadro clinico.
Il movimento agisce poi anche sul versante “biologico”, riducendo i rischi di comorbosità; essa, infatti, contribuisce a migliorare la funzionalità respiratoria, a ridurre la lipemia e la pressione arteriosa. Inoltre, l’aumento delle richieste dei tessuti periferici, conseguenti a un incremento del livello di attività, si correla a un miglioramento della sensibilità degli stessi all’insulina e del controllo dei livelli glicemici, prevenendo quei quadri clinici che possono esitare in diabete di tipo 2.
L’attività fisica entra direttamente anche nella regolazione del bilancio energetico. Purché adeguata alle esigenze del paziente obeso ed effettuata sotto il controllo del clinico, l’attività fisica stimola la secrezione di ormoni che contribuiscono a ridurre l’introito di cibo e grassi, ad aumentare la termogenesi e a diminuire le scorte energetiche. Il passo per cadere nell’eccesso opposto è breve ed è necessario instradare adeguatamente il paziente.
Per sviluppare un piano che stimoli il paziente ad incrementare la propria attività fisica, bastano alcune regole fondamentali che puntino a motivarlo. Innanzitutto occorre rammentargli che tutti i tipi di attività fisica, purché svolti con criterio, sono adatti e che gli effetti sono additivi: i benefici di tre passeggiate della durata di 10 minuti sono pari a una della durata di mezz’ora, ma nel primo caso si è facilitati nel superare l’ostacolo psicologico al movimento. Questa come altre semplici strategie per vincere la tendenza all’ozio possono risultare molto efficaci.