8

Gennaio

2018

Effetti nutraceutici del pesce azzurro

Vengono definiti “azzurri” quei pesci che, oltre a caratterizzarsi per una colorazione blu scuro dorsale ed argentea ventrale, sono generalmente di piccole dimensioni ed abbondano nei nostri mari. Di conseguenza, risultano solitamente molto economici ed è facile trovarli freschi sui banchi delle pescherie. Tra questi rientrano pesci come lo sgombro, la sardina, l’alice (o acciuga), l’aguglia e l’alaccia. Inoltre, sono considerati “pesci azzurri” anche molti pesci che, per dimensioni e forme, non hanno nulla in comune con quelli più conosciuti. Tra questi troviamo il pesce spada, il tonno, la lampuga, l’alalunga, la palamita e l’alletterato.

Le proteine contenute nel pesce azzurro risultano più digeribili rispetto a quelle della carne a causa del minore contenuto in tessuto connettivo.

Il pesce azzurro, inoltre, è ricco di sali minerali (Selenio, un potente antiossidante, Fosforo, Calcio, Ferro e Iodio) e vitamine (in particolare A e alcune vitamine del gruppo B).

Considerato un tempo un pesce “povero”, il pesce azzurro è stato attualmente rivalutato grazie all’elevato contenuto di principi nutritivi essenziali per il nostro organismo.

Ciò che rende il pesce azzurro un grande alleato del cuore contro le malattie cardiovascolari, tuttavia, è la sua componente lipidica, ricca di grassi “essenziali” omega-3: una famiglia di lipidi che contribuiscono ad incrementare il colesterolo “buono” e a ridurre, allo stesso tempo, quello “cattivo”.  Sono inoltre in grado di ridurre il rischio di trombosi inibendo l’aggregazione piastrinica, di migliorare la funzione endoteliale arteriosa ed endoteliale e di svolgere attività anti-aritmiche.

Gli omega-3 svolgono un importante ruolo anti-infiammatorio nell’organismo, possono quindi risultare particolarmente utili per chi soffre di patologie infiammatorie come asma, artrite, colon irritabile, ecc.

Gli studi affermano, inoltre, che la presenza di omega-3 nella dieta è importante per il mantenimento della funzionalità cerebrale e mantenere la buona salute della retina dell’occhio.

Dato che gli acidi grassi omega-3 non vengono prodotti dal nostro organismo, è necessario introdurli con la dieta. Le linee guida dietetiche dell’American Heart Association raccomandano il consumo di pesce almeno due volte alla settimana.

Esistono anche fonti alimentari di omega 3, alternative al pesce azzurro; per esempio ne risultano particolarmente ricchi i semi di lino, i semi di chia, le noci e la lecitina di soia.

 

Giulia Puggioli-dietista-


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